
Voce Repubblicana, 5 novembre 2008
di Lanfranco Palazzolo
La campagna elettorale Usa ha visto come protagonisti due outsiders. Lo ha detto alla “Voce” il senatore Luigi Compagna del Pdl.
Senatore Luigi Compagna, per chi avrebbe votato alle presidenziali degli Stati Uniti?
“Forse per John McCain perché sono affascinato dalla storia del personaggio. Però non seguo queste elezioni presidenziali con spirito di parte. Credo che spetti agli americani il proprio Presidente. Penso che chiunque venga eletto sarà anche un ottimo Presidente”.
Come ha letto questa campagna presidenziale?
“Questa campagna ha visto come protagonisti due outsiders rispetto alle due grandi macchine di partito. Il democratico Barack Obama è un senatore giovanissimo, entrato da poco in Senato. Il candidato democratico è forte di una retorica del discorso politico che è molto accattivante e talora addirittura affascinante. Obama ha sconfitto pretendenti più accreditati di lui. Ma ancor più outsider si può considerare McCain. Il candidato repubblicano non ha mai avuto un buon rapporto con la famiglia Bush ed era considerato un elemento che difficilmente poteva arrivare al traguardo. E invece c’è arrivato. La cosa paradossale è che, nell’ultimo mese di campagna elettorale, mentre poteva raccogliere l’appoggio di tutto il Partito repubblicano, si è accorto che tale tipo di sostegno lo avrebbe danneggiato perché la crisi economica internazionale ha favorito il candidato democratico”.
Pensa che Obama possa interpretare meglio quella politica economica “statalista” che Bush ha abbracciato in questi mesi di crisi finanziaria?
“Questo dipende anche dalla scarsa credibilità accumulata da Bush in questi mesi, che ha di fatto favorito il candidato democratico. Credo che se ci fosse stato un dibattito sui grandi temi di politica estera McCain sarebbe stato più credibile di Obama. Ma ormai la parola non è più ai commentatori o ai politologi, ma agli elettori. Quindi è doveroso seguire le elezioni Stato per Stato. Credo che a questo punto i sondaggi contino ben poco”.
Non trova che John McCain e Sarah Palin si siano lasciati andare facendo troppa ironia su se stessi e trasformando le presidenziali in uno show?
“Questa è un’impressione che ha dato la candidata alla vicepresidenza Sarah Palin. La campagna per le elezioni Presidenziali americane è faticosa. Non sempre si riesce a dare il meglio di sé. Per quanto concerne la Palin, l’attenzione verso la candidata alla vicepresidenza è stata esagerata e in qualche caso morbosa. Anche il candidato democratico alla vicepresidenza Joe Biden è caduto in incidenti incresciosi”.
Obama è un liberal?
“Nel corso di una campagna presidenziale il termine liberal viene messo in soffitta. I candidati sono tutti centristi. Anche Obama ha mantenuto il suo profilo di politico moderato”.
“Questa campagna ha visto come protagonisti due outsiders rispetto alle due grandi macchine di partito. Il democratico Barack Obama è un senatore giovanissimo, entrato da poco in Senato. Il candidato democratico è forte di una retorica del discorso politico che è molto accattivante e talora addirittura affascinante. Obama ha sconfitto pretendenti più accreditati di lui. Ma ancor più outsider si può considerare McCain. Il candidato repubblicano non ha mai avuto un buon rapporto con la famiglia Bush ed era considerato un elemento che difficilmente poteva arrivare al traguardo. E invece c’è arrivato. La cosa paradossale è che, nell’ultimo mese di campagna elettorale, mentre poteva raccogliere l’appoggio di tutto il Partito repubblicano, si è accorto che tale tipo di sostegno lo avrebbe danneggiato perché la crisi economica internazionale ha favorito il candidato democratico”.
Pensa che Obama possa interpretare meglio quella politica economica “statalista” che Bush ha abbracciato in questi mesi di crisi finanziaria?
“Questo dipende anche dalla scarsa credibilità accumulata da Bush in questi mesi, che ha di fatto favorito il candidato democratico. Credo che se ci fosse stato un dibattito sui grandi temi di politica estera McCain sarebbe stato più credibile di Obama. Ma ormai la parola non è più ai commentatori o ai politologi, ma agli elettori. Quindi è doveroso seguire le elezioni Stato per Stato. Credo che a questo punto i sondaggi contino ben poco”.
Non trova che John McCain e Sarah Palin si siano lasciati andare facendo troppa ironia su se stessi e trasformando le presidenziali in uno show?
“Questa è un’impressione che ha dato la candidata alla vicepresidenza Sarah Palin. La campagna per le elezioni Presidenziali americane è faticosa. Non sempre si riesce a dare il meglio di sé. Per quanto concerne la Palin, l’attenzione verso la candidata alla vicepresidenza è stata esagerata e in qualche caso morbosa. Anche il candidato democratico alla vicepresidenza Joe Biden è caduto in incidenti incresciosi”.
Obama è un liberal?
“Nel corso di una campagna presidenziale il termine liberal viene messo in soffitta. I candidati sono tutti centristi. Anche Obama ha mantenuto il suo profilo di politico moderato”.