
Voce Repubblicana del 18 febbraio 2009
di Lanfranco Palazzolo
I produttori del settore automobilistico devono avviare un piano simile a quello siderurgico voluto nel 1978 dal Vicepresidente della Commissione Cee Etienne Davignon. Lo ha detto alla “Voce” Riccardo Perissich, ex alto funzionario della Commissione Cee e collaboratore di Altiero Spinelli. Perissich è autore de “L’Unione europea, una storia non ufficiale”, pubblicato con Longanesi che si avvale della prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Riccardo Perissich, da mesi si parla di un piano europeo specifico per il mercato dell’auto. Lei ha scritto un articolo sul “Corriere” del 12 gennaio scorso nel quale ha evocato il piano di salvataggio del mercato siderurgico di Etienne Davignon. Che fare?
“Oggi i paesi dell’Unione europea si trovano davanti alla necessità di avviare un processo per salvaguardare il settore dell’industria automobilistica. Sarà un percorso lungo. Il primo problema immediato da affrontare è quello di permettere alla Commissione europea di prendere il controllo della situazione. Trovo molto giusta la proposta avanzata il 12 febbraio scorso da Emma Bonino e Giuliano Amato sul ‘Financial Times’ di cominciare con la creazione di un gruppo di alti responsabili nazionali intorno alla Commissione per lanciare un effettivo coordinamento per gli aiuti al settore dell’auto. Ma questa scelta non dovrebbe affatto condizionare la Commissione europea, la quale deve essere l’organo che decide”.
Quale rapporto dovrebbe avere la Commissione europea con le industrie europee di automobili?
“L’istanza esecutiva dell’Unione europea dovrebbe istituire un tavolo di confronto permanente con i costruttori. Le idee di risanamento dell’industria automobilistica non devono giungere dai singoli Governi, ma dalle industrie costruttrici. Altrimenti ci troveremmo di fronte a scelte di tipo politico. E poi è necessario che i costruttori siano aiutati a far convergere le loro analisi sulla crisi. Per ora non mi sembra che questo stia accadendo in maniera sufficiente. Probabilmente i disaccordi con le case automobilistiche, che hanno accompagnato le recenti decisioni, sui cambiamenti climatici del Co2 hanno creato tra i costruttori un clima di rivalità e di scarsa comprensione. Ecco perché è importante rimettere in moto un meccanismo di discussione e di concertazione tra le case automobilistiche in Europa”.
Qual è l’errore da evitare se il piano di salvezza del mercato dell’auto dovesse partire?
“Penso che si debba evitare di escludere dal tavolo di consultazione delle case automobilistiche i produttori extraeuropei. Negli Stati Uniti non lo hanno permesso. E questo è stato un grave errore. Mi auguro che i gruppi automobilistici americani e giapponesi partecipino a questo tavolo con gli altri produttori dell’Unione europea”.
Riccardo Perissich, da mesi si parla di un piano europeo specifico per il mercato dell’auto. Lei ha scritto un articolo sul “Corriere” del 12 gennaio scorso nel quale ha evocato il piano di salvataggio del mercato siderurgico di Etienne Davignon. Che fare?
“Oggi i paesi dell’Unione europea si trovano davanti alla necessità di avviare un processo per salvaguardare il settore dell’industria automobilistica. Sarà un percorso lungo. Il primo problema immediato da affrontare è quello di permettere alla Commissione europea di prendere il controllo della situazione. Trovo molto giusta la proposta avanzata il 12 febbraio scorso da Emma Bonino e Giuliano Amato sul ‘Financial Times’ di cominciare con la creazione di un gruppo di alti responsabili nazionali intorno alla Commissione per lanciare un effettivo coordinamento per gli aiuti al settore dell’auto. Ma questa scelta non dovrebbe affatto condizionare la Commissione europea, la quale deve essere l’organo che decide”.
Quale rapporto dovrebbe avere la Commissione europea con le industrie europee di automobili?
“L’istanza esecutiva dell’Unione europea dovrebbe istituire un tavolo di confronto permanente con i costruttori. Le idee di risanamento dell’industria automobilistica non devono giungere dai singoli Governi, ma dalle industrie costruttrici. Altrimenti ci troveremmo di fronte a scelte di tipo politico. E poi è necessario che i costruttori siano aiutati a far convergere le loro analisi sulla crisi. Per ora non mi sembra che questo stia accadendo in maniera sufficiente. Probabilmente i disaccordi con le case automobilistiche, che hanno accompagnato le recenti decisioni, sui cambiamenti climatici del Co2 hanno creato tra i costruttori un clima di rivalità e di scarsa comprensione. Ecco perché è importante rimettere in moto un meccanismo di discussione e di concertazione tra le case automobilistiche in Europa”.
Qual è l’errore da evitare se il piano di salvezza del mercato dell’auto dovesse partire?
“Penso che si debba evitare di escludere dal tavolo di consultazione delle case automobilistiche i produttori extraeuropei. Negli Stati Uniti non lo hanno permesso. E questo è stato un grave errore. Mi auguro che i gruppi automobilistici americani e giapponesi partecipino a questo tavolo con gli altri produttori dell’Unione europea”.