La Finlandia è una repubblica parlamentare fondata sulla Costituzione del
1919, modificata nel marzo 2000. Il Presidente della Repubblica viene eletto
con voto popolare diretto per un mandato di sei anni (è previsto un
ballottaggio tra i primi due candidati qualora nessun candidato ottenga la
maggioranza assoluta). Il Capo dello Stato nomina il Primo Ministro e il Vice
Primo Ministro scegliendo dalla coalizione o dal partito di maggioranza nelle
elezioni, con successiva conferma del Parlamento. Il Parlamento
(l’Eduskunta/Riksdag) è monocamerale e si compone di duecento rappresentanti,
eletti per quattro anni con un sistema proporzionale (metodo D’Hondt) in 15
circoscrizioni plurinominali. Nel caso in cui il numero di candidati designati
dalle sezioni locali dei partiti sia superiore al numero dei posti in lista, la
legge elettorale impone il ricorso alle elezioni primarie.
Ai sensi della Costituzione, il Presidente nomina il primo
ministro che deve essere confermato dal Parlamento. Il governo è responsabile
per gli affari domestici ed europei, assieme al Presidente competente per la
politica estera “ in cooperazione con il Governo”. In base ad una modifica
costituzionale approvata lo scorso novembre, però, è il primo ministro a
rappresentare la Finlandia
in seno all’Unione europea e gli eventuali conflitti tra Governo e Presidente
in materia europea saranno risolti dal Parlamento.
Per “Freedom House”, la Finlandia è uno Stato “libero” in possesso dello
status di democrazia elettorale, mentre il Democracy
Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit la classifica come “democrazia
piena” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul Paese”).
La situazione politica
Dopo secoli di dominazione prima svedese e poi russa, la Finlandia ha ottenuto
l’indipendenza nel 1917. Il paese è entrato a far parte dell’UE nel 1995, ed è
il solo paese nordico ad aver adottato l’euro.
Presidente della Repubblica dal marzo 2012 è Sauli Niinisto del Raggruppamento conservatore (al Parlamento
europeo nel gruppo del Partito popolare europeo). Il primo ministro è Jyrki Katainen, appartenente al
Raggruppamento conservatore (KOK) al quale è andata la maggioranza dei voti
nelle elezioni parlamentari dell’aprile 2011 (vedi sotto tabella risultati).
Nel giugno 2011 Katainen ha formato una grande coalizione di governo composta
anche dal partito socialdemocratico, dall’Alleanza di sinistra, dai verdi, dal
partito del popolo svedese e dai cristiano democratici. Tra le forze di
opposizione si segnala il partito di orientamento populista dei “veri
finlandesi”, guidato da Tino Soini, che ha ottenuto una significativa
affermazione alle elezioni del 2011.
La Finlandia e
il Fondo europeo salva-Stati
Uno dei temi che occupano maggiormente l’agenda politica finlandese in
questo momento è quello europeo. I due maggiori partiti della coalizione di
governo sono fra loro in disaccordo riguardo il progetto di introdurre un nuovo
sistema di votazione per il Meccanismo permanente europeo di stabilità – ESM (cosiddetto
“fondo salva stati”), che da metà 2012 dovrebbe sostituire l’attuale fondo
temporaneo, l’EFSF.
Il Consiglio europeo del 9 dicembre ha prospettato, tra le altre cose, che
il nuovo fondo (della consistenza di 500 miliardi di euro) possa prendere
decisioni in merito all’erogazione di aiuti in situazioni di emergenza con la
maggioranza dell’85% (come proposto da Francia e Germania), e non all’unanimità
(come avrebbero voluto alcuni stati più piccoli). La Finlandia ha dato il
proprio assenso alla proposta, subordinandolo alla verifica della
costituzionalità nell’ordinamento interno e comunque garantendo il superamento
di eventuali profili problematici di costituzionalità entro l’entrata in vigore
del Fondo permanente. Vi è in effetti un problema di compatibilità della
previsione della maggioranza qualificata con la previsione costituzionale
finlandese che subordina l’utilizzo di fondi pubblici ad un’esplicita
approvazione parlamentare. Con il voto a maggioranza, invece, il Meccanismo
europeo permanente di stabilità potrebbe disporre di risorse fornite dalla
Finlandia, nonostante il suo voto contrario. Nella coalizione di governo, il
partito socialdemocratico ha sostenuto l’assoluta incostituzionalità della
misura, chiedendo di verificare la possibilità dell’inserimento di una clausola
di opting-out per la
Finlandia. Il Raggruppamento conservatore, invece, ritiene di
poter raggiungere un accordo con gli altri Stati membri dell’eurozona prima del
lancio del Fondo il prossimo luglio. In particolare, da un lato, si prospetta
la possibilità di una modifica costituzionale in Finlandia (che però appare di
complessa realizzabilità, richiedendo una maggioranza dei due terzi in
Parlamento). Dall’altro, si prefigura la possibilità di negoziare
effettivamente l’adozione di una clausola di opting-out per la
Finlandia in caso di utilizzo delle risorse del Fondo
permanente salva-Stati con decisione a maggioranza e senza l’assenso della
Finlandia. A fronte di queste obiezioni le autorità dell’Unione europea
avrebbero rassicurato la
Finlandia che il ricorso alla maggioranza qualificata
unicamente in situazioni di emergenza ed in via transitoria.
Peraltro la non partecipazione della Finlandia al Fondo permanente
Salva-Stati potrebbe avere delle conseguenze anche sulle misure di salvataggio
in corso nei confronti della Grecia, a valere, in questo, caso, sulle risorse
del Fondo temporaneo salva-Stati. Infatti, nel novembre scorso, è stato
raggiunto un accordo in sede UE per il riconoscimento di garanzie collaterali
alla Finlandia sui prestiti erogati, attraverso il Fondo temporaneo alla
Grecia. Le garanzie collaterali erano state fortemente richieste durante la
campagna elettorale dal partito socialdemocratico che a questo aveva poi
subordinato la sua partecipazione alla coalizione di governo. L’accordo sulle
garanzie raggiunto a novembre è molto meno generoso rispetto ad un precedente
accordo bilaterale tra Finlandia e Grecia, poi abbandonato per le pressioni
degli altri Stati membri dell’Unione europea, e prevede che il collaterale si
applichi solo al quaranta per cento del contributo finlandese al Fondo e venga “spalmato”
fino a trenta anni dopo l’eventuale fallimento della Grecia. L’accordo
subordina anche l’erogazione del collaterale alla partecipazione della
Finlandia al Fondo permanente. Quindi una mancata partecipazione della
Finlandia a quest’ultimo farebbe venire meno sia l’accordo sul collaterale,
sia, probabilmente, la partecipazione della Finlandia al versamento delle
ulteriori tranche del prestito a sostegno della Grecia.
In Finlandia si registra una forte opposizione popolare a fornire ulteriori
aiuti ai paesi vulnerabili dell’area Euro, come testimoniato dal successo elettorale
del partito dei veri finlandesi.
Risultati elezioni 2011
Partiti
|
Seggi 2011
|
Seggi 2007
|
Raggruppamento
conservatore (KOK)
|
44
|
50
|
Socialdemocratici
(SDP)
|
42
|
45
|
Veri
Finlandesi
|
39
|
5
|
Partito
di Centro (KESK)
|
35
|
51
|
Alleanza
di Sinistra (VAS)
|
14
|
17
|
Verdi
(VIHR)
|
10
|
15
|
Partito del popolo svedese in Finlandia
(SFP)
|
9
|
9
|
Partito Cristiano Democratico (SKL)
|
6
|
7
|
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