Voce Repubblicana, 29 marzo 2012
Intervista a Giuseppe Di Federico
di Lanfranco Palazzolo
Non
esistono alternative all'amnistia. Questa è l'unica ipotesi sul tappeto per
risolvere la grave emergenza in cui versano le carceri italiane e il sistema
giudiziario del nostro paese. Lo ha detto il professor Giuseppe Di Federico,
emerito di ordinamento Giudiziario all'Università Alma Mater Studiorum di
Bologna.
Professor
Di Federico, lei non è mai stato favorevole ai provvedimenti di clemenza. Ma
negli ultimi anni ha cambiato questo suo orientamento. Cosa pensa della
possibilità di un'amnistia e di una profonda riforma del sistema giudiziario
italiano?
“La
mia convinzione a favore di un'amnistia è basata sulla forza delle circostanze.
La situazione in cui versano le nostre carceri è gravissima. I detenuti vivono
in una situazione che si può tranquillamente definire come inumana. La prima
difesa, in un paese democratico deve essere rivolta alla difesa della dignità
umana. Questo è un valore che dobbiamo difendere sempre ed è una delle
condizioni base dell'esistenza di un sistema demo-liberale, quale è quello che
tutti noi vogliamo fosse l'Italia. Per quanto, di fronte ad una situazione di
emergenza, non ci sono altri modi per affrontare questa emergenza”.
Vede
altre proposte alternative?
“Non
ci sono altre proposte in grado di dare una prospettiva che renda la situazione
delle carceri più adeguata alla condizione di uno stato democratico e moderno.
Sul tappeto non esistono soluzioni credibili. Pertanto non vi è alternativa. Se
noi vogliamo riportare la situazione delle carceri verso una condizione
gestibile, ad una prospettiva in cui la detenzione possa essere un modo per
riproporre una partecipazione alla società civile dei detenuti. Senza le
iniziative politiche di questi mesi a favore dell'amnistia non si parlerebbe di
questi temi e non si intravederebbe una soluzione a nessuno dei problemi che
dobbiamo affrontare oggi”.
Lei
non è mai stato favorevole ai provvedimenti di clemenza per i detenuti?
“In
linea di principio, io sono sempre stato contrario all'amnistia”.
Ritiene
che il trend di carcerizzazione, che è stato introdotto nel sistema giudiziario
italiano negli ultimi anni sia diventato un fattore criminogeno per coloro che
hanno una prima esperienza con il carcere?
“Quello
che posso dire che la carcerazione preventiva diffusa, basata su motivazioni
scarsamente sostenibili, come è stato denunciato dal Presidente della Corte di
Cassazione nel convegno che fu organizzato dai radicali nel luglio del 2011,
resterà fino a quando non cambieranno gli orientamenti della magistratura sulla
carcerazione preventiva. Ecco perché il rischio di sovraffollamento continuerà
ad esistere. Almeno fino a quando questi orientamenti non cambieranno. E'
necessario almeno riuscire a cambiare questa tendenza”.