Intervista a Publio Fiori
Voce Repubblicana del 31 marzo 2012
di Lanfranco Palazzolo
Oggi
dobbiamo porci il problema della Terza Repubblica perché la Prima non tornerà. Lo ha
detto alla “Voce” l'ex vicepresidente della Camera Publio Fiori.
Onorevole
Fiori, con la pubblicazione del suo saggio dal titolo “A volte ritornano”
(Pagine) lei ha voluto sottolineare il ruolo svolto dalla Democrazia cristiana
durante la Prima
Repubblica. Pensa che oggi i partiti si stiano preparando al
ritorno a quella fase politica. Ritiene che siamo vicini al ritorno della Dc
sotto nuove spoglie?
“Io
sono convinto che la storia non torni mai indietro. La storia va avanti.
Dobbiamo solo registrare che, dopo la crisi della Prima Repubblica, stiamo
vivendo la fine della Seconda Repubblica. Oggi dobbiamo porci il problema di
una Terza Repubblica. Se nascerà una Terza Repubblica lo capiremo dopo. Non
sappiamo su quali basi si realizzerà la nuova Repubblica”.
Cosa
pensa del Governo Monti?
“Ritengo
che questo governo rappresenti il suicidio della politica; la rinuncia dei
partiti a svolgere il proprio ruolo. Sono i tecnici a fare quello che viene
definito come 'il lavoro sporco' sperando, una volta rimessa in piedi l'Italia,
di poter continuare a fare il proprio lavoro. Io credo che questo non si
verificherà perché la crisi della Seconda Repubblica dimostra che non si può costruire
un tessuto politico senza un'etica politica che possa svolgere la funzione di
substrato. La politica non può essere costruita sulla comunicazione e
sull'immagine e sulla spettacolarizzazione, né sul tecnicismo economico. La
politica è qualcosa di diverso, deve interessarsi dei più deboli, degli
emarginati, non può muoversi secondo un calcolo neocapitalista. Il mondo
cattolico sta prendendo atto che vuole riconquistarsi uno suo spazio autonomo.
Ecco perché vedo una forte ripresa del cattolicesimo politico”.
Lei
ha vissuto il periodo legato alla fase del Compromesso storico tra Democrazia
cristiana e Partito comunista italiano. Ci sono analogie politiche tra il
consenso parlamentare del governo Monti con quello di Andreotti nel 1978?
“Il
Governo Andreotti del marzo del 1978 era un esecutivo basato su un'intesa
politica tra partiti che cercavano di trovare una sorta di unità nazionale per
trovare uno sbocco alla crisi economica e politica di quel periodo. Oggi assistiamo ad una situazione molto
diversa. Ci troviamo di fronte ad un Governo che nasce dai centri studi e dalle
università, dalle burocrazie europee. Questo governo, però, non ha nessun
collegamento democratico con la gente che sta facendo una politica al servizio
dei poteri forti. Mentre con Andreotti c'era un evidente collegamento con il
corpo elettorale che, invece, oggi è del tutto inesistente. Anzi, il Presidente
del Consiglio Mario Monti rivendica un maggiore consenso rispetto ai partiti
che lo appoggiano”.