Intervista a Giuseppe Di Leo
Voce Repubblicana, 16 marzo 2013
di Lanfranco Palazzolo
Questo
Papa rappresenta una sfida per la Chiesa di oggi, ma nessuno può
dire quale impatto avrà questo Papa sul cattolicesimo mondiale. Lo
ha detto alla “Voce Repubblicana” il vaticanista di Radio
Radicale Giuseppe Di Leo.
Giuseppe
Di Leo, era prevedibile l’elezione di Jose Maria Bergoglio al
soglio pontificio?
“No.
Erano in pochissimi a prevedere la sua elezione. E’ una
consuetudine che i vaticanisti sbagliano sempre le previsioni sul
Papa”.
Però,
l’unico che c’era andato vicino era Sandro Magister.
“In
realtà, dopo il conclave del 2005, in cui Bergoglio era stato
‘secondo’, dopo Ratzinger, era stato accreditato come un
candidato molto serio. Il punto è proprio qui. Tutti si dichiarano
profeti del giorno dopo”.
In
queste settimane si era parlato tanto di un Papa giovane. Come mai si
è scelto un pontefice di 76 anni? Siamo di fronte ad una nuova
scelta di mediazione?
“Sì,
è indubbiamente una scelta di mediazione, anche in riferimento al
fatto che è un Papa di tradizione latino-americana, ma anche di
tradizione europea. Anche perché la famiglia è di origine
piemontese”.
Come
possiamo valutare la figuraccia della Conferenza episcopale italiana
che aveva dato per scontata l’elezione del Cardinale Scola?
“La
lingua batte dove il dente duole. Del resto Errare humanum est.
Perseverare est…”.
Che
Chiesa sarà quella di Papa Francesco? E’ una Chiesa molto diversa
da quella di Giovanni Paolo I?
“No,
siamo di fronte a due pontefici molto diversi che vivono i due fasi
politiche diverse, in due secoli diversi. All’epoca di Giovanni
Paolo II c’era il comunismo, c’era una Chiesa italiana molto
forte e la Chiesa universale era ancora considerata come
eurocentrica. Adesso, invece, l’Europa politica è molto debole. E
anche la Chiesa europea non è più centrale come lo era un tempo”.
Questo
è un Papa che rifugge il potere e gli incarichi. Al contrario di
tanti altissimi prelati, Jose Maria Bergoglio ha rifiutato altri
incarichi e ama mischiarsi tra la gente. Come potrebbe reagire questo
Papa di fronte alla macchina del potere Vaticano?
“Questo
lo vedremo. Certo, questo non è un Papa che può smantellare la
curia e l’organizzazione. La Chiesa è anche struttura politica e
ha bisogno dell’organizzazione. Il problema non è tanto la
struttura quanto chi ci metti a guidare queste strutture. Il
vatileaks di questi giorni si è concentrato molto sulle diatribe tra
esponenti italiani della Chiesa. Lo spirito di questo Papa può
aiutare, ma è una sfida aperta. Nessuno può fare previsioni”.
Questo
Papa non ha un buon rapporto con il potere politico argentino, ma è
anche un antimarxista.
“Questo
significa che ci troviamo di fronte ad un personaggio che esce fuori
dagli schemi già precostituiti. Ma non può limitarsi ad avere una
posizione politica nazionale continentale”.