Voce Repubblicana, 4 giugno 2013
di Lanfranco Palazzolo
Il
ddl sul finanziamento pubblico ai partiti resta un palliativo. Lo ha
detto alla “Voce” il prof. Francesco Clementi, docente di diritto
pubblico italiano e comparato all’università di Perugia.
Prof.
Clementi, cosa pensa dell’iniziativa del Governo di riformare la
legge sul finanziamento pubblico ai partiti?
“Il
tema del finanziamento pubblico dei partiti è importantissimo, in
questa fase storica, nel rapporto tra eletti ed elettori. L’argomento
si inserisce come elemento di pulizia della democrazia in una
dinamica di ricostruzione delle nostre istituzioni. Il disegno di
legge del governo per abolire il finanziamento pubblico ai partiti è
una scelta molto importante. Da questo punto di vista trovo delle
ambivalenze all’interno di questo provvedimento. C’è una scelta
di metodo che cerca di privilegiare la scelta dei cittadini che
permette loro di finanziare i partiti politici. Ma questo
provvedimento trova nel 2X1000 e nel tetto mancante il suo punto di
difetto. Si tratta di un modo diverso di allocare le risorse per
sostentare la democrazia. Questo tipo di sostentamento alla
democrazia e ai partiti politici rischia di essere un semplice
palliativo in una fase storica nella quale i partiti politici
sembrano aver perso ogni appeal. Questo testo sembra apparire debole
rispetto alle aspettative. Nel merito, si è detto che il credito
d’imposta poteva sembrare eccessivo per l’erario. Però la scelta
avrebbe garantito la vera voglia dei cittadini di finanziare il loro
partito del cuore. Dobbiamo fare in modo che il denaro insegua il
consenso e non viceversa. Questo ddl non scioglie questa opzione”.
Molti
si aspettavano l’abolizione totale del finanziamento pubblico.
“Credo
che da questo punto di vista ci fossero aspettative sociali molto
forti da parte dell’opinione pubblica. Basta anche leggere cosa
hanno scritto molti commentatori come Sergio Rizzo. Ecco perché
questo provvedimento appare come un palliativo. Non risolve quella
che è un’aspettativa generale. I partiti non devono avere paura
degli elettori. Ecco perché questi partiti devono avere il coraggio
di confrontarsi con il problema del denaro. Il loro consenso deve
essere misurato anche con la capacità di convincere gli elettori e
raccogliere fondi. Se non si fa così si pretende di far sopravvivere
i partiti a prescindere si commette un grave errore”.
Il
provvedimento si arenerà in Parlamento? Come prevede sarà accolto
questo ddl governativo? Il governo sarà tentato dalla fiducia come
accadde nel 1981?
“Non
è possibile fare previsioni. Da come era stato affrontato dal
governo, sembrava che il provvedimento fosse risolutivo. Così non è
stato. Non credo che il provvedimento verrà blindato dal governo a
meno che i partiti non vogliano proprio questo provvedimento”.