Intervista a Matteo Castellarin
Voce Repubblicana, 19 giugno 2013
di Lanfranco Palazzolo
Il
prossimo congresso deciderà la vita o la scomparsa definitiva
dell'Italia dei Valori nel panorama politico italiano. Lo ha detto
alla “Voce Repubblicana” il candidato alla segreteria dell'Italia
dei Valori, il friulano Matteo Castellarin.
Matteo
Castellarin, lei è uno dei quattro candidati alla segreteria
dell'Italia dei Valori. Qual è la sua piattaforma “elettorale”
in vista del congresso straordinario del partito fondato da Antonio
Di Pietro?
“Ho
37 anni e milito nell'Italia dei Valori da ben 14 anni. Ho iniziato
nel 2000, anno in cui nasce l'IDV. Questo è uno dei motivi che mi
hanno portato alla scelta di candidarmi e metterci il mio impegno e
la mia faccia in un momento molto particolare dell'IDV. Con questo
congresso l'Italia dei Valori decide di vivere o di morire. E per
farlo deve giungere a delle scelte radicali e profonde nella sua
organizzazione di forza politica. Se, in pochi mesi, siamo passati
dall'8 per cento al prefisso telefonico lo dobbiamo in larga parte ad
una politica territoriale che non ha mai guardato alla qualità
espressa dai militanti veri e disinteressati dell'IDV. Questo partito
ha scelto di farsi accompagnare da personaggi in cerca d'autore a da
vari soggetti che - quando è andata bene - hanno fatto della
mala-politica, ma quando è andata male sono finiti in galera. Lo
abbiamo già visto nel Lazio con Maruccio, in Liguria con Marilin
Fusco e in Basilicata con Rosa Mastrosimone. Insomma, abbiamo avuto
dei gravi problemi territoriali per assenza di contiguità con
l'identità politica nazionale. Sul territorio eravamo rappresentati
da altri soggetti”.
Da
dove pensate di ripartire?
“Dalla
nostra identità vera, quella delle grandi battaglie portate avanti
dal suo Presidente Antonio Di Pietro, dai successi nei referendum
sull'acqua e sul nucleare presentati nel 2011. In quella occasione
noi siamo stati 10, 100 passi avanti alla politica tradizionale e
nazionale”.
In
che rapporti è con Antonio Di Pietro? Non pensa che il fondatore
dell'IDV sia stato la causa che ha portato alla crisi del partito che
ha fondato. Alcuni accusano Di Pietro di pratiche nepotistiche e di
altro. Lei come la pensa?
“Il
problema è alla radice dell'Italia dei Valori. Nel momento in cui si
è deciso di scegliere una politica del doppio binario, in cui si
decide di governare il territorio con dei professionisti della
politica e non con una politica militante disinteressata vera, tanto
identitaria quanto le battaglie politiche portate avanti, queste
scelte sono state determinate direttamente da Antonio Di Pietro. Ma
sono state altre le braccia che le hanno portate avanti. Credo che
oggi non si possa prescindere dalla figura di Antonio Di Pietro. Ma
il partito deve cambiare volti e dare spazio a nuove figure. L'IDV ha
bisogno di questo”.