Intervista a Gregorio Gitti
di Lanfranco Palazzolo
Dal Governo Letta mi aspetto un ddl costituzionale semplice e
stringato che abroghi le province. Lo ha detto alla “Voce Repubblicana”
il deputato di Scelta Civica per l’Italia Gregorio Gitti, responsabile
dell’ufficio per gli enti locali del partito.
Onorevole Gitti, cosa pensa della bocciatura della Corte
Costituzionale della riforma delle provincie che aveva avviato l’ex
Presidente del Consiglio Mario Monti e del progetto, dell’attuale
Governo, di varare un ddl Costituzionale che elimini le province?
“La riforma che aveva avviato l’ex Presidente del Consiglio Mario
Monti è stata bocciata solo per una motivazione tecnico-formale: è stato
utilizzato il decreto legge. Il Governo Monti ha dovuto fare tante cose
in poco tempo e aveva pensato all’accorpamento delle province. Il
Governo Letta ha intenzione di presentare un ddl costituzionale a
ridisegnare tutto il sistema delle autonomie. Mi aspetto un ddl
costituzionale molto secco e semplice che abroghi le province. In questo
momento le province assorbono spese per 10 miliardi. Queste competenze
possono essere spalmate tra le regioni e i comuni. Ma questa riforma
deve essere fatta nell’ambito della riforma del titolo V della
Costituzione. Deve essere ridisegnata la mappa della divisione
territoriale e delle competenze tra gli enti. Occorre immaginare nuove
forme di gestione territoriale anche tra regioni e comuni. Trovo che sia
assurdo affidare il tema dell’energia alle competenze delle regioni. Ci
vuole una configurazione più efficiente nell’ambito dei servizi e della
finanza”.
La riforma, se fatta male, potrebbe aumentare i costi della spesa
pubblica? Riallocare lavoratori e competenze non è una scelta
semplicissima. Non trova?
“Certo, questo è vero. Ogni riforma comporta una fase esecutiva, come
avviene nell’ambito delle fusioni societarie. Ci deve essere un ‘piano
industriale’ e uno sforzo notevolissimo che comporta la collaborazione
di tutti e dei sindacati, che devono dimostrare una rapidità delle
decisioni e una certa lungimiranza. In questo caso il compito che
aspetta questa riforma non è semplice. Se non si fa qualche cosa il
nostro Stato non riuscirà a reggere”.
Cosa pensa delle riforme delle province avviate dalle Regioni a
Statuto speciale come la Sicilia, che ha istituito oltre 30 consorzi, e
la Sardegna, dove è in corso un braccio di ferro tra le province abolite
e la regione?
“Non possiamo immaginare che le regioni a Statuto speciale si
inventino regole diverse dalle altre regioni a statuto ordinario. E’
necessario che venga assunta una decisione nazionale che valga per tutti
e non solo per le Regioni a Statuto Speciale. Alcune forze
conservatrici hanno vinto la partita in Sicilia. Credo che il
Regionalismo a Statuto Speciale deve essere oggetto di un’attenta
riflessione”.