Intervista a Vincenzo Improta
Voce Repubblicana, 18 luglio 2013
di Lanfranco Palazzolo
Noi
avvocati non siamo una lobby e il fatto che appoggiamo il referendum
sul divorzio breve lo dimostra. Lo ha detto alla “Voce”
l'avvocato Vincenzo Improta, delegato dell'Organismo unitario
dell'avvocatura italiana e presidente dell'ordine forense di Napoli.
Avvocato
Improta, perché avete deciso di sostenere i referendum sulla
giustizia?
“La
raccolta delle firme sui referendum sulla giustizia giusta sta
andando molto bene. I colleghi avvocati si stanno recando a firmare i
referendum. C'è una disponibilità totale da parte degli avvocati di
Napoli che comprendono che questo è il momento giusto per affrontare
il grande tema istituzionale della giustizia. Questi referendum
vogliono superare la crisi della giustizia italiana che è uno dei
sintomi più gravi della crisi che vive ormai questo paese da anni.
Voglio sottolineare l'afflato unitario di tutta l'avvocatura italiana
per queste iniziative”.
Qual
è il referendum che ha sostenuto con maggiore convinzione?
“Li
abbiamo sostenuti tutti. Non abbiamo voluto sposare forme di
intermediazione politica con forze e partiti che ormai sono morti.
Ecco perché abbiamo scelto di firmare questi referendum su temi come
quelli del divorzio breve e su altri argomenti”.
Sul
referendum sul divorzio breve avete fatto una scelta molto
coraggiosa. Molti analisti politici avevano accusato gli avvocati
italiani di non volere questa riforma per motivi economici. E qualche
ministro, come la Cancellieri, vi aveva accusato di fare solo
attività di lobbyng.
“Con
quel tentativo il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri si
è resa ridicola. Si vogliono togliere dai piedi gli avvocati e tutti
quelli che sono testimoni del loro fallimento e di chi ricorda loro
quello che non hanno fatto. Basta guardare quello che sta accadendo
nel nostro paese: viviamo una realtà in cui il debito pubblico è
arrivato alle stelle e ci sono intere regioni abbandonate a se stesse
senza alcuna tutela dell'ordine pubblico. Anche se vogliono farci
fuori, invece noi vogliamo esserci con questa iniziativa a sostegno
dei referendum”.
Lei
vive a Napoli, città che è governata da un magistrato che ha
arruolato nella sua giunta un membro della procura della Repubblica
di Napoli, che poi ha abbandonato l'incarico in giunta. Luigi De
Magistris ha abbandonato la magistratura per fare il sindaco. Ma
quanto è sentito il problema dei magistrati “fuori ruolo”?
“Il
numero preciso dei magistrati fuori ruolo a Napoli non lo conosco.
C'è una polemica con il dott. Birritteri, capo di gabinetto del
ministero della Giustizia, che si atteggia a gran Mufti della
giustizia italiana e dispensa le sue decisioni come se fosse un
autocrate. Dovrebbe tornare a scrivere sentenze. Questo personaggio è
la persona che più di ogni altro osteggia gli avvocati italiani”.