Voce Repubblicana, 10 agosto 2013
Intervista a Carlo Jean
di Lanfranco Palazzolo
L’esercito italiano rischia il crack
finanziario. Ridurre le spese per la Difesa sarebbe fatale. Lo ha detto alla “Voce”
il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitico. Lo
studioso insegna studi strategici alla Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università Luiss, è membro del Consiglio Scientifico della Treccani, del
Comitato Scientifico della Confindustria e del Comitato Scientifico della
Fondazione Italia-USA.
Generale Jean, gli eserciti di tutto il
mondo vivono una grave crisi finanziaria. In Italia cala il numero dei
carabinieri, dei soldati, ma gli amministrativi restano al loro posto. Cosa sta
succedendo?
“Ridurre
gli stanziamenti per la Difesa nel nostro paese è un grosso problema. E’ molto
difficile farlo perché le spese per le nostre forze armate sono le più basse.
Noi siamo il paese occidentale che spende meno nella percentuale del PIL. Gran
parte delle spese – mi riferisco a quelle che riguardano i Carabinieri – sono
dedicate in gran parte al personale. Questo è dovuto alla complessità del
passaggio da un esercito di leva ad un esercito professionale. Questo passaggio
è stato valutato male o forse maniera incompleta. La Difesa italiana si trova
male non tanto per la questione del personale, quanto perché le spese di
addestramento dei soldati sono scarsamente coperte”.
Ci sono stati dei problemi pratici che
hanno messo in evidenza questo limite?
“Sì,
è accaduto recentemente nel corso della campagna di Libia. Nel 2011 la nave
Garibaldi è dovuta tornare nel porto perché la Marina non aveva più i soldi per
mantenerla in mare. In molti casi, sempre in quel periodo, i piloti degli aerei
hanno ridotto le ore di volo. Tutti i fondi sono concentrati nelle operazioni
per le missioni dell’esercito italiano all’estero”.
Lei intravede il rischio di un crack
simile a quello che rischia l’esercito austriaco che sta ritirando le sue unità
all’estero?
“Il
nostro esercito è al limite di questo crack. L’esercito ha potuto vivere solo
perché gli vengono assegnati i fondi per le missioni all’estero nella legge
semestrale che viene approvata dal Parlamento. Adesso, anche con la riduzione
delle unità italiane all’estero il problema sarà più evidente. Il problema sarà
quello di trovare nuovi fondi dal bilancio ordinario. Ma – a mio avviso – è un
tentativo molto difficile. Aveva cercato di farlo il sottosegretario Crosetto
nell’ultimo governo Berlusconi, provando a vendere infrastrutture per ottenere
qualche risorsa all’esercizio della Difesa. Almeno per pagare i programmi
internazionali”.
Cosa accadrà sul progetto dell’F35?
“Questo
progetto non è responsabile della crisi della Difesa. Le spese dell’F35 sono
scaglionate in 12 anni. Questo progetto serve per far fronte agli impegni
internazionali che abbiamo preso in sede NATO”.