Intervista a Gianluigi Pellegrino
Voce Repubblicana, 6 settembre 2013
di Lanfranco Palazzolo
Le
questioni di costituzionalità contro la decadenza di Silvio Berlusconi sono
sostanzialmente inesistenti. Lo ha detto alla “Voce Repubblicana” il giurista
Gianluigi Pellegrino.
Avvocato
Pellegrino, cosa pensa del dibattito sul voto della Giunta delle immunità al
Senato? In questi giorni abbiamo ascoltato tante voci su questo argomento e lei
stesso si è espresso su “la Repubblica”.
“Le
questioni di costituzionalità che vengono tratteggiate in questi giorni sono
sostanzialmente inesistenti. Da parte di tutto c'è consapevolezza su questo.
Gli stessi pareri che ha depositato Silvio Berlusconi in giunta non riescono
assertivi sul punto e manifestano il fatto di essere dubitativi. Se questi sono
i pareri di Berlusconi figuriamoci come stanno le cose in concreto. Anche chi,
come Luciano Violante o Valerio Onida, dice che ci sono i presupposti per
sollevare la questione di Costituzionalità in Giunta poi afferma che la
questione di costituzionalità verrebbe respinta dalla Corte costituzionale.
Ecco perché stiamo ciurlando nel manico. Qui non c'è nulla di opinabile o di
discutibile. Se la questione non riguardasse Silvio Berlusconi nessuno avrebbe
da ridire nulla. Non ci sono state incertezze, in un quadro normativo molto
meno chiaro, anche nel caso di Cesare Previti. La Giunta delle elezioni della
Camera dei deputati non ebbe alcun dubbio a dichiarare la decadenza del
parlamentare di Forza Italia”.
All'epoca
di Previti non c'era la legge Severino....
“La
legge Severino ha chiarito ulteriormente la situazione. Questa nuova normativa
è un di più che sostiene la tesi della decadenza. La Giunta delle elezioni
della Camera dei deputati giunse a quella decisione in modo molto pacifico e in
sede interpretativa. Oggi c'è anche una norma specifica che lo stabilisce”.
Cosa
pensa delle motivazioni dei sostenitori di Berlusconi contro la legge Severino
e sulla sua retroattività?
“Quando
i difensori di Berlusconi affermano che, quando il leader del Pdl ha commesso
il reato, la legge Severino non era stata approvata, questo elemento di
valutazione non vale per i requisiti soggettivi per le cariche pubbliche. Basta
osservare la normativa sugli appalti. La normativa che tutela l'interesse
pubblico afferma che i condannati per mafia non possono ottenere contratti con
la PA. Nessuno si è mai sognato di dire che i condannati per mafia prima che
fosse approvata questa legge possono stipulare contratti con la PA. Sarebbe
assurdo. L'essere condannato è un requisito soggettivo per restare o meno in
Parlamento a tutela dell'assemblea elettiva così come il legislatore lo ha
stabilito. Se il requisito soggettivo non c'è la decadenza deve essere
comminata. La questione giuridica è pacifica. Poi ci sono i risvolti giuridici.
Ma chiamiamo le cose con il suo nome”.